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Il paese dell’eterno ritorno dei morti viventi
La cosa che trovo più allucinante del dibattito Veltroni-Vendola, che non ho seguito ma di cui mi arrivano echi tramite Facebook e Twitter, originato da un paio di interviste del primo, non e’ tanto l’ennesima inutile zuffa priva di significato per il 99% della popolazione italiana, quanto piuttosto il fatto che oggi, nel 2012, ci siano ancora giornali e giornalisti che diano voce a un bollito ex-segretario di partito che ha palesemente fallito, per sua stessa ammissione, i suoi principali obiettivi politici 4 anni fa. Uno che se va bene dovrebbe essere consegnato alla storia, se va male alla cronaca recente, e che in un paese normale non avrebbe nessuna voce in capitolo su un partito che prima ha fondato e poi condotto allo sbando con una serie di scelte improvvide, anche se alcune di queste si sono rivelate tali solo ex-post.
La politica insomma sara’ pure marcia e autoreferenziale e disconnessa dal paese, ma mi pare che questo valga per tutta la cosiddetta classe dirigente italiana e massimamente per i giornalisti, e questo lo si può dire senza neanche ripescare i titoli demenziali de Il Giornale.
Cogli l’attimo (e ignora il ganassa)
Berlusconi fa il ganassa con il Professore . Come un ragazzo discolo di seconda media Berlusconi si siede in fondo all’aula e comincia a far casino per disturbare la lezione, ben supportato dalla sua corte di lacche’.
La cosa era in fondo prevedibile. Il tizio infatti come un bambino passa dalla depressione all’euforia senza soluzione di continuità.
Il problema di Monti (e nostro che vorremmo assistere alla lezione in pace, fare domande e partecipare) e’ che il tizio in questione dovrebbe essere espulso ma nessuno ha la forza per farlo. E in effetti la maggiore controindicazione a un qualsivoglia governo tecnico e’ che le elezioni lo avrebbero marginalizzato ancor di più e il nuovo governo avrebbe avuto maggiore libertà.
E invece adesso rimane sotto la spada di Damocle di uno capacissimo di svegliarsi la mattina e mandare tutto all’aria.
E quindi Monti ha poco, pochissimo tempo per varare qualche riforma seria, probabilmente poche settimane. Passato questo lasso di tempo gli spiriti animali del berlusconismo riprenderanno forza e proveranno a trascinare il paese in un’altra spirale autodistruttiva.
Certo la strada immaginata dal B. non e’ in discesa come crede. Se Monti riesce a riformare con il consenso del paese e’ spacciato sia che faccia buon viso a cattivo gioco, sia che cerchi una rottura perché rischierebbe di spaccare in maniera seria il partito.
Per cui si ritorna al post di ieri: PD e UDC devono sostenere convintamente un gabinetto Monti riformista, pena il ritorno definitivo del Caimano.
D’altro canto Monti deve comprendere che le riforme devono essere gradite principalmente a PD (e CGIL) e in subordine agli altri perche’ solo con questa condizione riuscira’ a muoversi speditamente, altrimenti si arenera’ tra gli opposti veti.
Questo perche’ il sostegno del PDL e’ puramente strumentale al leccarsi le sue ferite, mentre quello del PD, almeno nella sua classe dirigente e’, al momento, serio e convinto.
