Terzismi in salsa meridionale
Io sono uno che non compra il Corriere della Sera per non imbattersi nei fondi dei cosidetti terzisti, i vari Romano, Della Loggia, e via cantando che per atteggiarsi a osservatori imparziali – ma si può in quest’Italia odierna?- si armano di ipocrisia e idee bislacche e ne cavano fuori incredibili articolesse che le leggi e poi ti domandi, ma questi in che paese vivono?
E insomma di solito non li leggo ma tra ieri e oggi mi son capitati tra le mani un paio di pezzi di quelli che non possono passare inosservati.
Comincio col secondo che ho pescato dal mio feed di Napolionline, la migliore rassegna stampa “napoletana” sul web e mi son letto in metro.
E’ un fondo di Panebianco sui rischi di una secessione meridionalista(!).
Ora, dopo tre righe gia’ mi prudevano le mani e volevo imbastire un bel post dicendo che in trent’anni che ho vissuto a Napoli, tra la piccola-media e alta borghesia, non ho mai sentito, ma proprio mai, mai, mai l’idea che senza l’invasione sabauda saremmo una grande Svizzera o una fioritissima Olanda. E anche nei forum duosiciliani in cui mi sono imbattuto non ho mai letto idee simili.
Avrei aggiunto che la massima espressione anti-italiana che io abbia mai visto al Sud del Po era il tifo (sparuto) per Maradona in una famosa Italia-Argentina giocatasi a Napoli venti anni fa. Altro che usi alternativi del tricolore!
Avrei voluto poi scrivere che, tralasciando un attimo le annose e indiscutibili responsabilità della borghesia meridionale, essendo questo un solo paese, le cosiddette classi dirigenti del Nord, quelle per intendersi che al momento esprimono statisti di vaglia come il B. e il Bossi, o son state conniventi dello sfascio meridionale o ci hanno pure azzuppato il pane, in ogni caso son corresponsabili, il che non vuol dire che il livello di responsabilità e’ il medesimo, ma che nemmeno possono tirarsi indietro alla maniera dell’io non c’ero e se c’ero dormivo.
E poi che, se e’ giusto dare una rilettura al Risorgimento per sfatare certi miti, sarebbe il caso che lo si facesse assieme, altrimenti rimarranno sempre due vulgate una imperante, per ora, e una minoritaria duosiciliana, sempre per ora.
E che comunque, sempre se vuole ricicciare i duosiciliani, sappia che e’ un movimento “continentale” che i siculi vedono come il fumo negli occhi, che loro vogliono l’indipendenza della loro isola, in spregio ai napoletani, da ben prima che Bossi prendesse in mano una chitarra.
Poi arrivo al lavoro e trovo che l’ottimo ottanta/cento ha scritto tutto quello che volevo scrivere io, e pure meglio.
Aggiungerei una sola cosa, sulla cosiddetta cultura del meridione. Esiste una sola cultura in Italia ed e’ quella che passa dal tubo catodico da cinquant’anni. Basterebbe prendere persino il Corriere di Panebianco per accorgersi che, per esempio, modi di fare politica, societa’ per clan familistici – forse il tratto distintivo maggiore presente in certa letteratura merdionalista/antimeridionale- e’ ormai trasversale. Come e’ ormai trasversale il sogno delle nuove generazioni: entrare nella case del GF o in Villa Certosa, anzi possibilmente passare per entrambe.
Il resto e’ fuffa di chi, nascondendosi dietro i paraventi del terzismo, e’ incapace di confrontarsi con la realtà.
Pubblicato il 4 novembre 2010, in Politica, società con tag Bossi, duosiciliani, Lega Nord, Panebianco, Sud. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 2 commenti.
La prossima volta bisogna che si faccia un lavoro a quattro mani. Tanto una prossima volta ci sarà.
Troppo buono, tu sei bravo mentre io son capace giusto di scarabocchiare quattro post in croce