Diciassette ovvero l’esterno sinistro
La mia 24 ore pre-congressuale comincia in maniera orrida con il fantasma del Napoli chiamato a fare il moscio sparring partner di un Inter inguardabile, ma comunque capace di rifilare due palloni ad una squadra smarrita in soli 5 minuti. Assente ingiustificato un Marek Hamsik, che ha un grandissimo talento ma che evidentemente soffre i grandi stadi e la tensione, scomparendo ignominiosamente dalla scena.
Dopo la partita faccio con una prova generale del mio intervento che, vuoi la stanchezza, vuoi l’irritazione per la partita, e’ stata uno scempio durato ben 35 minuti davanti ad una moglie assonata che ha avuto pieta’ per il relatore, avendone percepito il momento tragico.
Fatto sta che riesco ad andare a letto solo all’una e mezza nel vano tentativo di limare l’intervento. Mi consolo pensando che le prove generali fanno sempre schifo di solito, e anche con la mia tesi di laurea mi successe cosi’: una prova orribile davanti al relatore, per poi sparare un intervento magistrale in seduta di laurea.
La mattina seguente al lavoro e’ anche peggio. C’e’ una riorganizzazione del mio gruppo in ballo e nessuna certezza. In ufficio i nervi sono a fior di pelle e lo sconforto e’ palpabile dopo 9 mesi di lavoro durissimo che sembra non sia servito assolutamente a niente, neppure a garantirci un’ancora di salvataggio da qualche parte.
Dopo l’ennesimo inutile meeting torno a casa alle 6.
Ora davanti a casa mia c’e’ un cantiere infinito, son cinque anni che continuano a costruire, nonostante meta’ o quasi delle case e dei negozi del rione siano invenduti o sfitti. Fatto sta che da un mesetto per scendere nei garage, in luogo della classica discesa asfaltata, c’e’ uno sterrato da rally.
Tra nervosismo e stanchezza stringo troppo la curva e mi rigo la fiancata sinistra sulle lamiere della barriera del cantiere. Scendo imprecando:niente di drammatico ma il mio umore non ne guadagna di certo.
A casa trovo mia moglie che anche lei, dopo aver fatto il giro di Milano tutto il giorno, ha un diavolo per capello.
Comunque, vista la situazione, riusciamo persino a non mandarci a quel paese vicendevolmente. E credetemi, dopo una giornata come quella di ieri e’ stato un grosso risultato.
Insomma, resistendo pervicacemente alla tentazione di una bella scenata familiare, ceniamo perfino senza tirarci indietro i piatti, ne’ a noi ne’ ai bambini.
Alle 8 e un quarto io mi avvio a piedi alla sede del circolo nella speranza che camminando riesca a mettere insieme le idee e a calmarmi un po’. Mia moglie, curiosa, mi raggiungera’ piu’ tardi con i bambini.
Arrivo al circolo e ad aspettarmi trovo il sosia di Giovanni Cacioppo a presentare la mozione di Franceschini. La cosa mi fa sorridere e ritrovo un po’ di calma.
Poi cominciano le solite pratiche burocratica: metti insieme la lista per Marino, firma qua’, siediti’ la, fai la conta dei voti (nove, buono almeno il 10% ce lo portiamo a casa penso)
Poi Mario, il presidente dell’assemblea richiama all’ordine e si parte. Scopro con piacere di essere il terzo a parlare, cosi’ finisco di riordinare i punti della presentazione.
Nel mentre il ragazzo che presenta la mozione Bersani fa un discorsetto pacato senza sforare. Poi parla il sosia di Cacioppo. Un bel intervento a braccio per 15 minuti. Poi tocca a me e mi riesce il mezzo miracolo. Quindici minuti di intervento appassionato senza andare sopra le righe, che poi era quello che temevo di piu’. Dico tutto quello che volevo dire e mi becco perfino un “bravo!” oltre agli applausi rituali (ma lo sapro’ dopo da mia moglie, che al momento ero in piena trance agonistica)
Quindi si passa agli interventi dei compagni e amici. Ora a Gorgonzola c’e’ una frequenza di cognomi pari a quella cinese: intervengono tre Villa e un paio di Mantegazza su una decina di persone.
Prima c’e un filotto di bersaniani poi rispondono i franceschiniani, all’inizio e alla fine un paio di interventi pro-Marino, nel mezzo un paio di dubbiosi del tipo “vorrei ma non posso” su Marino.
Comunque in genere i bersaniani pestano sul tasto partiti-iscritti-primariesolosenecessario, i franceschiniani invece sulla continuita’-lasciatelolavoraresecaricatoilpartitosulelspalleinunmomentodifficile.
Molti discorsi rivolti all’indietro, nel ricostruire i passati due anni. Qulache scaricabarile, qualche chiamata in correita’. Un paio di “Ricordiamoci che siamo tutti nello stesso partito” o giu’ di li’. Il rappresentante dei pensionati SPI che si lamenta (giustamente!) per i 50 euro che in Lombardia han fatto pagare per la tessera. Un’altra prova della chiusura autoreferenziale di questo partito.
Alle 11.30, si aprono le urne. Bersani 25, Franceschini 24, Marino 10. Faccio i conti: il voto in piu’ ci regala il 16,949152542372881355932203389831 %, in pratica il 17%, ed equivale ad un delegato alla convenzione provinciale.
Penso che il 17 che era scomparso a SanSiro il mercoledi’ sera riappare a Gorgonzola la sera dopo.
E poi penso che, come al Napoli, anche al PD farebbe bene un esterno sinistro come Marino.
E magari anche un cambio di allenatore per entrambi, che il sentimento della tifoseria napoletana assomiglia molto a quello degli iscritti del PD.
Vado a letto, se non contento, almeno piu’ sereno meditando tra gli insoliti paralleli tra il calcio e la politica.
Pubblicato il 25 settembre 2009, in Calcio, Napoli, Partito Democratico, Politica, società con tag Bersani, Congresso PD, Franceschini, Gorgonzola, Hamsik, Ignazio Marino. Aggiungi il permalink ai segnalibri. 1 Commento.
come ti capisco da sostenitore di Marino e del Napoli!