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I seggi eletti con le preferenze nell’Italicum – Un veloce studio


Stimare quanti seggi sarebbero assegnati con le preferenze in base alle regole dell’Italicum non e’ un esercizio semplice, Tuttavia con l’aiuto di qualche semplice ipotesi potremmo avere un quadro più preciso.

Partiamo da alcuni punti fermi. In caso di vittoria al primo o al secondo turno a un partito vengono assegnati 340 seggi. Di questi 100 sono assegnati ai capilista (o candidati di collegio come pudicamente sono chiamati dalla Boschi) mentre i restanti 240 vengono assegnati in base alle preferenze.

A questi si aggiungono i 12 eletti all’estero, e il deputato valdostano eletto nel colleggio uninominale della sua regione.

In totale fanno 253 e costituiscono il numero minimo di deputati eletti con le preferenze. Sotto questo numero non si andra’ mai.

Adesso rimane da valutare il numero di eletti con le preferenze nei partiti usciti sconfitti dalla competizione elettorale. Il calcolo qui e’ complicato perche’ qualunque sia il numero di eletti nelle varie liste i 100 capilista/candidati di collegio hanno la precedenza nell’assegnazionedei seggi. Per intendersi: se una lista elegge 120 deputati, 100 saranno i capilista/candidati di collegio e solo i restanti 20 saranno quelli eletti con le preferenze. Se i deputati eletti saranno meno di 100, per esempio 50, allora, essendo il riparto dei seggi nazionale, verranno eletti i 50 capilista nei collegi col miglior quoziente elettorale, con il paradosso di poter vedere candidati non eletti con un numero di preferenze magari superiore a quelli ottenuti dal loro partito in un collegio dove pure ha eletto un deputato/capolista/candidato di collegio.

Cioe’ premesso ho considerato 2 ipotesi.

La prima, riportata nei grafici con la linea blue, ipotizza che tutti i partiti ammessi al riparto dei seggi avendo superato la quota del 3% si siano appunto fermati su quella soglia, e solo due la abbiano superata, il vincitore e il migliore sconfitto.

Esempio pratico: 5 partiti superano la soglia

Partito A (vincitore) 46.5%

Partito B (miglior sconfitto) 44.5%

Partito C 3%

Partito D 3%

Partito E 3%

La seconda, riportata nei grafici con la linea rossa, ipotizza invece che, tolto il vincitore, tutti gli altri partiti ammessi al riparto dei seggi si dividano equamente il bottino

Esempio pratico: 5 partiti superano la soglia

Partito A (vincitore) 46.5%

Partito B  13%

Partito C 13%

Partito D 13%

Partito E 13%

Per semplicita’ inoltre considereremo che i partiti non facciano uso delle candidature multiple – fino a 10- consentite dalla legge.

La prima ipotesi ci permette di calcolare il massimo dei seggi attribuibili con le preferenze nell’Italicum, la seconda invece il minimizza i seggi attribuibili con le preferenze.

Il risultato reale, calcolato in base al numero di partiti ammessi al riparto dei seggi, stara’ quindi nel mezzo (la media e’ mostrata in grigio).

Seggi

Attualmente sono 7 i partiti in Italia che potrebbero aspirare a superare la soglia del 3%, per cui potremmo aspettarci, come da grafico, dai 310 ai 320 deputati eletti con le preferenze, circa il  50%.

Questi numeri potrebbero sembrare se non ottimi almeno soddisfacenti, tuttavia se andiamo a vedere la ripartizione percentuale tra deputati dell’opposizione eletti con le preferenze sul totale possiamo vedere che con 7 partiti ammessi al riparto dei seggi, solo il 5% farà possibilmente riferimento ai partiti sconfitti, in pratica anche meno visto che questa percentuale contiene i 12 eletti all’estero, che difficilmente saranno tutti appannaggio dell’opposizione.

In breve e’ molto probabile che con l’attuale quadro politico tutti o quasi i deputati dell’opposizione saranno nominati dai capi partito e non eletti con le preferenze.

pergentuale

Due appuntini sulla legge elettorale


Credo che nel furioso dibattito di queste ore sulla legge elettorale si sia persa di vista la sostanza. L’Italicum su cui ci si accapiglia e’ in realta’ un Porcellum mascherato, imbellettato, un Porcellinum. Lungi infatti dal cambiare l’impianto della legge sfornata dall’audace mente di Calderoli, Renzi si limita a modificare lo stretto necessario per aderire alla richieste della Corte Costituzionale: introdurre una soglia minima per per aggiudicarsi la vittoria al primo turno, con un un secondo turno come ordalia finale globale, e introdurre -parzialmente, molto parzialmente- le preferenze.

Il fatto di attribuire il premio alla lista invece che alla coalizione, e’ solo un ulteriore imbellettamento. Assieme ai capilista bloccati servirà giusto a caricarsi in un listone unico micropartitini utili al raggiungimento della soglia del 40%, per il PD già sono in lista di attesa IDV e i resti di Scelta Civica, non risolvendo affatto il problema della litigiosità e della frammentazione ope legis come pontifica Renzi. Tutt’altro, scaricherà piuttosto le tensioni maggioranza-opposizione entro il partito vincitore delle elezioni l’unico in cui ragionevolmente vedremo eletti in maniera significativa deputati non nominati dalle segreterie di partito.

L’abbassamento della soglia di ingresso in parlamento e’ poi semplicemente dovuto alla necessita’ di approvare questa legge in questo parlamento dove ancora i piccoli partiti hanno un minimo di potere di controllo e che -giustamente- pensano almeno alla loro sopravvivenza e che altrimenti avrebbero fatto ben altra resistenza, in particolare NCD che vuole tenersi le mani libere.

La clausola di salvaguardia, che renderebbe operativa la legge elettorale solo a partire dal 2016, non serve poi altro che a nascondere che il nodo della governabilità lo si vorrebbe sciogliere in maniera gordiana riducendo il Senato ad ammennicolo dei Consigli Regionali con un disegno di legge Costituzionale che, quand’anche fosse approvato cosi’ com’è, potrebbe essere tranquillamente cassato dal Referendum Costituzionale, lasciando la Camera eletta con l’Italicum e il Senato con la versione regionalizzata del Consultellum. E saremmo quindi punto a capo.

Dunque l’Italicum non risolve nessuno dei problemi posti dal Porcellum, in particolare il rapporto eletto-elettore continua a essere problematico visto che un voto espresso a Palermo potrà tranquillamente eleggere un deputato a Treviso per esempio e non a Palermo, questo a causa del riparto nazionale dei seggi, e sebbene validato da un secondo turno, può benissimo accadere che il premio di maggioranza sia conquistato da un partito che al primo turno ha raccolto il 20% dei voti, quindi in soldoni votato da meno del 15% del corpo elettorale, con evidenti drammatici effetti distorsivi, a mio parere anche maggiori di quelli attuali.

Quindi l’Italicum in parte modera, addolcisce, arrotonda gli aspetti più spigolosi del Porcellum,  e questo e’ certo un bene, ma non e’ certo la legge rivoluzionaria che gabella Renzi, anzi, si e’ fatto giusto il minimo sindacale per non schiantarsi contro le decisioni della Corte Costituzionale.