Due appuntini sulla legge elettorale
Credo che nel furioso dibattito di queste ore sulla legge elettorale si sia persa di vista la sostanza. L’Italicum su cui ci si accapiglia e’ in realta’ un Porcellum mascherato, imbellettato, un Porcellinum. Lungi infatti dal cambiare l’impianto della legge sfornata dall’audace mente di Calderoli, Renzi si limita a modificare lo stretto necessario per aderire alla richieste della Corte Costituzionale: introdurre una soglia minima per per aggiudicarsi la vittoria al primo turno, con un un secondo turno come ordalia finale globale, e introdurre -parzialmente, molto parzialmente- le preferenze.
Il fatto di attribuire il premio alla lista invece che alla coalizione, e’ solo un ulteriore imbellettamento. Assieme ai capilista bloccati servirà giusto a caricarsi in un listone unico micropartitini utili al raggiungimento della soglia del 40%, per il PD già sono in lista di attesa IDV e i resti di Scelta Civica, non risolvendo affatto il problema della litigiosità e della frammentazione ope legis come pontifica Renzi. Tutt’altro, scaricherà piuttosto le tensioni maggioranza-opposizione entro il partito vincitore delle elezioni l’unico in cui ragionevolmente vedremo eletti in maniera significativa deputati non nominati dalle segreterie di partito.
L’abbassamento della soglia di ingresso in parlamento e’ poi semplicemente dovuto alla necessita’ di approvare questa legge in questo parlamento dove ancora i piccoli partiti hanno un minimo di potere di controllo e che -giustamente- pensano almeno alla loro sopravvivenza e che altrimenti avrebbero fatto ben altra resistenza, in particolare NCD che vuole tenersi le mani libere.
La clausola di salvaguardia, che renderebbe operativa la legge elettorale solo a partire dal 2016, non serve poi altro che a nascondere che il nodo della governabilità lo si vorrebbe sciogliere in maniera gordiana riducendo il Senato ad ammennicolo dei Consigli Regionali con un disegno di legge Costituzionale che, quand’anche fosse approvato cosi’ com’è, potrebbe essere tranquillamente cassato dal Referendum Costituzionale, lasciando la Camera eletta con l’Italicum e il Senato con la versione regionalizzata del Consultellum. E saremmo quindi punto a capo.
Dunque l’Italicum non risolve nessuno dei problemi posti dal Porcellum, in particolare il rapporto eletto-elettore continua a essere problematico visto che un voto espresso a Palermo potrà tranquillamente eleggere un deputato a Treviso per esempio e non a Palermo, questo a causa del riparto nazionale dei seggi, e sebbene validato da un secondo turno, può benissimo accadere che il premio di maggioranza sia conquistato da un partito che al primo turno ha raccolto il 20% dei voti, quindi in soldoni votato da meno del 15% del corpo elettorale, con evidenti drammatici effetti distorsivi, a mio parere anche maggiori di quelli attuali.
Quindi l’Italicum in parte modera, addolcisce, arrotonda gli aspetti più spigolosi del Porcellum, e questo e’ certo un bene, ma non e’ certo la legge rivoluzionaria che gabella Renzi, anzi, si e’ fatto giusto il minimo sindacale per non schiantarsi contro le decisioni della Corte Costituzionale.
Pubblicato il 22 gennaio 2015, in Politica con tag italicum, legge elettorale, porcellum, Renzi. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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