L’equazione dell’anima
L’idea comune, quasi un archetipo!, che si ha dello scienziato nel mondo moderno e’ di un uomo fondamentalmente algido, immerso nei suoi numeri e sostanzialmente indifferente alla vita sociale. Curiosamente lo scienziato puo’ essere anche geniale, anzi lo si pretende, purtuttavia il binomio genio e sregolatezza gli e’ precluso, essendo quest’ultimo appannaggio dei creativi, cioe’ musicisti, pittori ai quali si associa peraltro una vita bohemiene. Nella realta’ e’ evidente che le funzioni creative e analitiche si mischino tanto negli scienziati quanto negli artisti, purtuttavia se sugli artisti gli aneddoti della loro vita scapestrata si affastellano, poco si e’ indagato sulle vite per cosi’ dire movimentate di uomini quali Feynman e Pauli, e dell’impatto della loro vita personale sulle loro ricerche e viceversa. E’ pertanto molto interessante e direi pure meritevole l’operazione di Arthur Miller che nell'”Equazione dell’anima” indaga i rapporti tra Pauli, uno dei giganti della fisica di inizio secolo, e Jung, che lo ebbe in cura, fatto nascosto per lungo tempo su desiderio di Pauli che temeva la disapprovazione della comunità scientifica, e del loro tentativo di gettare un ponte tra fisica e psicologia. Il saggio, dotato di ricca bibliografia, ben analizza il lavoro di Pauli in relazione alle sue problematiche psicanalitiche, riproducendo il senso di smarrimento di un genio a fronte dei rivolgimenti scientifici, storici e sociali cui assistette da assoluto protagonista almeno in campo fisico sottolineando come, da un certo punto in poi, la psicoanailisi e l’autonalisi diventino un motore della ricerca scientifica di Pauli.
Pubblicato il 8 aprile 2012, in Scienza con tag arthur miller, costante di struttura fine, Fisica, Jung, meccanica quantistica, numerologia, Pauli, psicoanalisi. Aggiungi il permalink ai segnalibri. Lascia un commento.
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