Il governo Monti-Badoglio


Con le dimissioni del B. di qualche settimana fa s’e’ chiuso l’ennesimo sfibrante 25 luglio della storia italiana, a riprova del fatto di come in questo paese le élite non cadano mai sotto i colpi di una qualche ribellione popolare e tanto meno siano soppiantate in maniera brusca e netta da altre élite, ma semplicemente si esauriscano per sfinimento.

In questo quadro il ruolo del governo Monti si avvia a essere quello del governo Badoglio. Anzi di un Badoglio azzoppato visto che almeno il maresciallo d’Italia non aveva i fascisti dentro al governo, mentre adesso continua a esserci la longa manus del B., debole, ma sempre abbastanza forte da bloccare qualsiasi volontà di cambiamento, anche oltre i suoi interessi diretti.  Per cui alla fine la manovra economica si sta riducendo a una pura bassa macelleria sociale ed economica, priva di qualunque altra velleità.

Ora, aldilà della bontà di (alcune) persone di questo governo, e delle loro indubbie competenze, tra il riformare o perire, pare che Monti abbia scelto una lenta morte, vittima del bilancino delle contrapposte parti politiche di un parlamento di infimo valore etico, morale e politico, peggiore anche di quello del 92, che almeno ebbe la dignità di auto sciogliersi per manifesta incapacità nella gestione della cosa pubblica.

Perdipiu’ le cose potrebbero precipitare qualora la Corte Costituzionale desse il via libera al referendum sulla legge elettorale a fine gennaio con il rischio che anche questa medicina amarissima sia del tutto inutile, visto che Monti rischia di perdere velocemente uno dei pochi suoi asset validi, la credibilità verso il paese e verso i mercati.

Credibilità  che si mantiene facendo cose diverse da quelle fatte finora dai governi precedenti, cioe’ prendere decisioni e soprattutto portarle fino in fondo, sorvolando sugli interessi particolari.

In questo scenario la posizione del PD diventerà velocemente scomodissima, tra la necessita’ di sostenere un governo che almeno ha avuto il merito di spodestare il B. e il forte malumore che cova in buona parte del suo elettorato che alla fin fine trova iniqua la manovra economica (e le riforme del mercato del lavoro che verranno)

Credo che Monti e la sua compagine vedano chiaramente il rischio del galleggiamento democristiano cui vanno incontro, ma sembrano perplessi e stupiti davanti a resistenze che pensavano di non trovare cosi’ forti in alcuni settori, oltri quelli ovvi degli interessi pecuniari del B.

Tuttavia i tempi per (re) agire sono veramente stretti. E si rischia seriamente che al danno si aggiunga la beffa di rivedere a breve il caimano (o un suo lacche’) al potere.

 

Pubblicato il 15 dicembre 2011 su Politica. Aggiungi ai preferiti il collegamento . Lascia un commento.

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