Una stima dell’astensionismo elettorale in caso di elezioni anticipate


Con questo post comincio una serie di analisi (tempo, lavoro e famiglia permettendo) sulle elezioni prossime venture, cercando di focalizzarmi sui fattori, ad oggi, che ritengo chiave.

Premetto innanzitutto che l’ipotesi cardine delle mie analisi e’ che noi, dall’inizio del secolo, ci troviamo in una sorta di bipolarismo bloccato negativo, ovvero l’elettore medio italiano scontento ragiona a dir poco cosi’: voto tutto ma non B. (o i Komunisti), al massimo mi astengo.

In pratica i blocchi sinistra-destra sono saldissimi, i passaggi da l’uno all’altro minimi, e a decidere vittorie e sconfitte sono le astensioni e, nel caso, il riposizionamento verso altro partito nel medesimo schieramento.

Un esempio chiarissimo e’ dato dalle 3 ultimi elezioni politiche, in cui il blocco PDL-Lega-UDC ha raccolto in pratica lo stesso numero di voti, pur variandone parecchio la composizione interna

In particolare la percentuale dei voti afferenti al PDL , o a FI e AN negli anni pre-2008, sul totale dei voti di area centrodestra, , e’ costantemente calato, dal picco delle elezioni europee del 1994 dove raccoglieva l’86% dei voti del centro-destra, a un piu’ misero 68% alle ultime europee.Da notare anche che la distribuzione dei voti nel 2009 e’ molto simile, e per il PDL perfino peggiore, di quella occorsa nel 1996.

Cio’ premesso, mi e’ sembrato chiaro che i principali fattori che determineranno l’andamento delle prossime elezioni sono l’astensionismo, il futuribile partito di Fini, il comportamento dell’UDC di Casini, e infine il successo o meno del partito di Grillo, il Movimento 5 Stelle, che sembra intenzionato a correre da solo e rischia di drenare voti decisivi al centrosinistra, allargato o meno.

Partiamo dunque dal fattore piu’ importante, cioe’ l’astensionismo.

L’analisi dei dati

Dal 94 a oggi ci son state 9 elezioni generali, 5 politiche (1994, 1996,2001, 2006, 2008) e 4 europee (1994, 1999, 2004, 2009).

Il trend in entrambe le serie e’ chiaramente negativo, con solo un sussulto a cavallo del 2004 e 2006, subito prontamente smentito dalle elezioni immediatamente successive.

Tuttavia ricavare una regressione, lineare o meno, con una serie di 4 o 5 dati, mi e’ sembrato eccessivo anche per un post su un blog, per cui ho deciso di normalizzare a 1 le affluenze ai risultati del 1994 (le affluenze delle europee con quella dell’europee del 1994 e le affluenze delle politiche con quella della camera nel medesimo anno) e considerarle tutte, come se fossero una stessa serie di risultati.

E’ un tentativo rozzo per eliminare il bias tra le elezioni politiche e quelle europee, tuttavia, l’andamento molto simile delle due serie di dati mi sembra giustificare questo azzardo.

Come variabile temporale, infine, ho considerato poi il numero di mesi passati dalle elezioni del marzo 1994.

In azzurro sono rappresentati i dati delle Europee, in  arancione quelli delle

elezioni Politiche, con riferimento specifico alla Camera, per ovvi motivi.

Basandomi su questi dati ho calcolato 3 regressioni, una lineare, classica, poi una polinomiale di secondo grado e infine una polinomiale di 3 grado.

Inutile dire che il best fit l’ho ottenuto con quest’ultima.

I primi due modelli predicono per marzo 2011 un’affluenza, rispettivamente al 79% e al 78%, per la prima volta sotto l’80% per le politiche, il terzo addirittura preconizza un clamoroso tonfo al 69%.

Qualche considerazione euristica

Quanto calcolato con le regressioni trova conferma nei dati storici in nostro possesso.

Considerando, infatti, i rapporti tra le affluenze alle elezioni politiche del 1994 e del 1996 e quelle del 2006 e 2008, in entrambi i casi trattasi di legislature conclusesi prematuramente, si nota che le seconde sono, in entrambi i  casi, pari a circa il 96% delle precedenti.

Se applichiamo questo fattore all’affluenza alle elezioni del 2008, che e’ stata del 80,51% otteniamo un 77% di affluenza prevista.

Parimenti se si considerano i rapporti tra le affluenze delle europee del  1999 e le politiche del 2001, e quelle tra le europee del 2004 e le politiche del 2006, otteniamo un fattore simile, cioe’ circa l’87%.

Applicandolo alle europee del 2009, questo fattore prevede un’affluenza al 76%

Conclusioni

Tutte le analisi indicano che il rischio che alle prossime elezioni l’affluenza alle elezioni politiche scenda sotto la soglia psicologica dell’80% e’ reale ed estremamente serio. Personalmente, considerando anche il margine di errore delle regressioni che e’ stimabile intorno al 2,5%, ritengo ragionevole stimare che l’affluenza si possa attestare tra il 77% e l’81%.

Pubblicato il 28 agosto 2010, in Politica, società con tag , , , , , , . Aggiungi il permalink ai segnalibri. 14 commenti.

  1. applausi (e – da statistico mancato – un sacco di invidia).

    curiosità da malato.

    1) escludendo dalla serie le europee del 2009, che risultato dà per il 2011 la polinomiale di terzo?

    2) hai provato a fare lo stesso lavoro in termini di voti validi? sarebbe interessante

    considerazione generale: i dati in termini assoluti sono importanti anche per capire qual è il target per la vittoria nel 2011 (se non cambia la legge elettorale)

    thanks

  2. 1) fare statistiche su 5 risultati e’ quantomeno azzardato. Non mi ci sono proprio impegnato e riterrei il risultato per cosi’ dire, altamente opinabile

    2) sui voti validi c’e’ da dire che c’e’ una cesura abbastanza netta prima e dopo il 2006, causa cambio sistema elettorale, quindi non credo sia un’analisi significativa

    3) concordo, e infatti e’ da un po’ che lavoro sui dati assoluti.

    Grazie per i complimenti 😉

    • 1) tra 5 e 6 non c’è tutta questa differenza… e secondo me quell’elezione falsa un po’ la serie
      2) potresti normalizzarli, tenendo conto di quanti sono i voti validi in più dovuti alla semplificazione del sistema elettorale (tanto è un gioco…)

  3. Ciao Eugenio,
    ho letto del tuo futuro intervento su PD Obama, in bocca al lupo.
    Unico commento: le estrapolazioni polinomiali vanno sempre prese molto con le molle, specie quando i dati sono pochi, eterogenei (per il problema delle europee) e non c’e’ un modello dietro. La possibilita’ che l’affluenza cada sotto l’80% e’ sicuramente concreta ma non e’ quantificabile con un metodo del genere, che puo’ darti solo delle indicazioni. Insomma, perdona il gioco di parole, non mi sorprenderei per delle eventuali sorprese…

    • Ciao Simone,
      grazie per l’intervento. Sono assolutamente conscio dei limiti di questa mia analisi, sia da un punto di vista prettamente tecnico (come dici tu le polinomiali sono traditrici!) che teorico (non ho un modello e non penso di essere in grado di costruire una teoria sull’astensionismo)
      Tuttavia, tutte le osservazioni, sia analitiche che empiriche, suggeriscono questo, che si vada sotto l’80%

      Per invertire la tendenza ci vorrebbe un Obama, che scompigliasse il quadro politico, e io non lo vedo.

      Vedo piuttosto un riproporsi (stanco) dei vecchi schemi.

      Al momento la politica italiana mi sembra un serial giunto alla 20sima stagione. C’ha il suo nutrito gruppo di fan, di opposte fazioni s’intende, ma il grande pubblico e’ sempre piu’ annoiato e cambia canale.

      • Eh, per come stiamo messi basterebbe anche molto meno di un Obama per risollevarci…
        Anche senza fare estrapolazioni, la tua assunzione di partenza mi pare ragionevole. Mi pare che la conclusione (ovvia a tutti meno che ai nostri dirigenti) sia che e’ piu’ importante (e fattibile) recuperare i voti degli astenuti piuttosto che provare a attirare gli elettori dell’altro schieramento. Ho anticipato il tuo prossimo post? 🙂

      • Simone, leggiti l’analisi che ho fatto qualche mese fa sulle elezioni a Milano e fai due+due 😉

  4. Il problema politico – dalla nostra parte – è galvanizzare i “nostri” senza mandare a votare anche i loro.
    Si può fare solo con temi trattati in modo capillare, competente e non cialtronesco.
    so’ paperi!

  5. Credo proprio che, insieme alla mala informazione, sia stato l’ astensionismo, e non tanto il berlusconismo, a decretare la vittoria delle coalizioni di centro destra negli ultimi anni.

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