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Con la testa e con il cuore: le primarie a Milano


Diciassette anni fa, di questi tempi, ero impegnato nella campagna elettorale per Antonio Bassolino sindaco a Napoli. Fu una campagna elettorale matta e disperatissima, durante un Novembre di tregenda, carico di pioggia e di pessimi presagi. Tuttavia in citta’ c’era speranza, come c’era speranza nel paese. A Roma si fronteggiavano Rutelli e Fini, in un’altra campagna elettorale durissima, a Palermo trionfava Leoluca Orlando, a Torino addirittura si fronteggiarono due candidati sindaci di sinistra. Si apri’ la stagione dei sindaci, meno effimera di quanto si voglia adesso gabellare, in tempi di costante revisionismo.

A Milano invece vinse Formentini – uno che nato socialista, divenne leghista e mori’, politicamente parlando, da eurodeputato della Margherita, per poi finire, in articulo mortis, dalle parti di Rotondi – coagulando il blocco sociale che e’ alla base del successo elettorale di Berlusconi. La sindacatura di Formentini duro’ una sola legislatura, tuttavia il blocco sociale che lo aveva eletto ha continuato a governare la città – e poi l’Italia- mentre un centrosinistra ridotto al lumicino, sopratutto di idee, gli contrapponeva -in città e in regione – una serie di figure scialbe e insignificanti.

Tuttavia, oggi, questo blocco sociale, pietra angolare del potere berlusconiano, e’ in crisi, sfilacciato dalla disillusione e dalla crisi, perfino diviso.

A sinistra invece, quasi per miracolo, ci sono delle primarie vere, aperte e anche aspre, come e’ giusto che sia ogni volta che c’e’ confronto vero. Si presentano quattro ottime persone, espressione del meglio della società civile e della politica.

Io non voto a Milano, vivo nell’hinterland, tuttavia guardo con interesse -misto a tiepida speranza – al voto del 14 novembre. Per i motivi che ho spiegato qualche mese fa, credo che il ticket Boeri-Pisapia, sia quello che abbia piu’ speranze di vittoria, oggi difficile ma non impossibile.

E vorrei anche che i milanesi -quelli di sinistra almeno – avessero coscienza del momento storico, e mettessero da parte rancori, inimicizie, differenza di vedute, ipercriticismi, divisioni semi-ataviche, e tra domani e l’appuntamento di marzo archiviassero il berlusconismo la’ dove e’ nato e facessero ripartire la citta’ e l’Italia.

E’ una battaglia difficile pero’, con la testa e con il cuore, si puo’ fare, si deve fare.