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Il falso mito del radicamento sul territorio e una possibile exit strategy per il PD


Incuriosito da qualche risultato elettorale sorprendente, ho provato ad analizzare il rapporto tra voto comunale e voto regionale nelle regioni dove c’e’ stato l’exploit della Lega. L’analisi non e’ certo facile poiche’ inficiata dalle mille liste civiche presenti soprattutto nei comuni piccoli, tuttavia per quelli sopra i 15mila abitanti diventa piu’ agevole poiche’ quasi ovunque si presentano i partiti nazionali. L’analisi a mio parere risulta particolarmente valida per la Lombardia, che ha portato al voto un discreto numero di grossi centri, di cui ben 3 capoluoghi di provincia, e ben distribuiti geograficamente.  Meno significativa invece per Veneto e Piemonte causa  lo scarso numero di grossi centri al voto, sebbene le dinamiche elettorali di Venezia risultino abbastanza in linea con l’analisi.

Ho dunque raccolto i voti di PDL, PD e Lega in questi comuni sia per le elezioni comunali che per quelle regionali e ne ho calcolato il rapporto Voti Regionali su Voti Comunali, in breve se questo rapporto e’ maggiore di 1 il partito e’ andato meglio alle regionali che alle comunali, se invece e’ inferiore a 1 e’ andata in maniera opposta.

Questi sono i risultati per

Lombardia

Veneto

Piemonte

Come si puo’ agevolmente vedere nel passaggio dal livello Regionale a quello Comunale e’ la Lega il partito che perde piu’ voti, circa il 13% in Piemonte e Lombardia, addirittura il 35% in Veneto, mentre paradossalmente e’ il PD il partito che piu’ si identifica con il territorio, trasportando tutti i voti conquistati dal Comune alla Regione e aggiungendone pochi altri.

Se ne puo’ dedurre a mio parere che il voto alla lega non e’ un voto territoriale, o identitario, ma un voto ideologico, su temi ben precisi quali sicurezza e immigrazione. L’altro lato della medaglia e’ che questi voti, non essendo identitari sono piu’ facilmente contendibili, se non altro a livello locale come mostrano bene Lecco e Lodi.

E qui sta la chiave per l’exit-strategy per il PD: rinnovare la sua classe dirigente partendo da coloro che sul territorio vincono e mangiano terreno alla Lega, fare emergere meritocraticamente queste persone a livello regionale e far partire da loro una rinnovata politica locale che vada a colpire i temi sui quali la Lega e’ divenuta partito d’opinione. Un percorso sicuramente lungo, ma fattibile, sicuramente piu’ dell’ingegneria elettorale cui tanti si stanno esercitando in queste ore.

Eravamo quattro amici al TAR


Il momento richiede una approfondita riflessione

Eravamo quattro amici al TAR

Eravamo quattro amici al TAR
ma ci mancava un timbro tondo
costretti ad andare su e giu’
per far contenta tutta la banda
si parlava in continuita’ di liste della libertà
tra un bicchier di coca ed un caffè
pensavi: li morte’, a fa ste liste nun ce la farò.
Eravamo tre amici al TAR
uno se n’e’ tornato in barca
mo le liste son diventate tre
se nun ce sbrigamo ce mannano a casa
si parlava in tutta onestà, che ce stanno ad ammazzà
tra un bicchier di vino ed un caffè
pensavi: li morte’, a fa ste liste nun ce la farò.
Eravamo due amici al tar
con le liste sempre da rifare
i più stronzi però siamo noi
qui stanno a chiama’ in tanti
si parlava con tenacità di cadreghe e possibilità
tra un bicchier di whisky ed un caffè
pensavi: li morte’, a fa ste liste nun ce la farò.
Son rimasto io da solo al TAR
alla fine c’hanno mannati tutti quanti a casa
quest’oggi verso le tre stamo a fa a figura dei cretini
Ma poi lì vicino a me, con davanti due coche e due caffè
li ho sentiti chiacchierare, han deciso di interpretare
la legge elettorale che gli non va.
Sono qui con quattro amici al Tar
me sembra che giramo in tondo.

E poi ci troveremo di nuovo a far
ricorso ancora contro il TAR
o forse non c’incontreremo mai
ognuno a rincorrere i suoi guai.