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Darwin


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Chi prende tra le mani questo poderoso volume non si deve lasciare intimidire dalle sue 800 e passa pagine. Desmond e Moore infatti alla fine del loro lavoro ci consegnano un Darwin profondamente umano, ricco di contraddizioni e di passioni, segnato dal dolore e ossessionato dal suo lavoro. Danno insomma conto dell’uomo e non solo dello sceinziato, ben consapevoli del fatto che  non si possano separare i due.
E dunque il Darwin di Desmon e Moore non e’ solo il prototipo dello scienziato moderno, infaticabile nella raccolta dei dati, curioso nelle minuzie rivelatrci, ardito nelle ipotesi e nelle teorie,  in colloquio costante con i migliori naturalisti della sua epoca, ben aldila’ dei confini nazionali. E’ anche il Darwin preoccupato del buon nome suo e della famiglia, cosi’ tanto da rimandare la pubblicazione delle sue teorie fino a vedersi travolto dalla lettera di Wallace che gli comunica di essere giunto alle sue stesse conclusioni. E’ il convinto anti-schiavista, il fustigatore dello spirtismo cosi’ in voga nell’Inghilterra Vittoriana, ma anche l’anti-femminista.
E’ lo scienziato aspro e sprezzante nei confronti dei suoi avversari, vendicativo verso gli ex-amici e i colleghi che gli voltano le spalle pronto a fare fronte comune con gli Huxley e gli Hooker, consapevole di far parete di una nuova classe intellettuale in ascesa. E’ il tenero innamorato di Emma, in crisi religiosa. E’ l’affranto padre di Annie, la figlia prediletta che gli muore all’improvviso. E’ il goffo collezionista di coleotteri nella Cambrindge di inizio ottocento che raccoglie le sue prede in bocca, le mani già occupate da altri trofei, con impreviste e ridicole conseguenze. E’ l’attento investitore e padrone terriero. E’ lo studente svogliato ben contento di imbarcarsi sul Beagle per sfuggire all’ordinariato anglicano. E’ il fiero membro di una classe imprenditoriale che e’ il motore della rivoluzione industriale dell’Inghilterra ottocentesca, le cui idee e i cui principi interpreterà nelle sue teorie. E’ il pensatore apprezzato da Marx che scrive a Engles nel 1862:  “E’ notevole il fatto che nelle bestie e nelle piante Darwin riconosce la sua societa’ inglese conn la divisione del lavoro, la concorrenza, l’apertura di nuovi mercati, le invenzioni e la malthusiana lotta per l’esistenza” . E’ infine  “Il cappelano del Diavolo” che spazzerà via ogni idea di un benevolo Dio creatore di creature belle e perfette.
Ma e’ fondamentalmente un uomo diviso, tormentato non solo nel corpo, ma anche e sopratutto nello spirito, diviso tra cio’ che la ragione e la scienza gli suggeriscono e l’affetto per i suoi cari e i suoi maestri che non si sentono di condividere, essendone profondamente spaventati, le teorie che va elaborando.
Eppure quest’uomo, questo signorotto di campagna che odia la città e preferisce la tenuta di Downe, che vive al limite della misantropia, terrorizzato dai viaggi a Londra, perennemente malato di un male inspiegabile, porta a compimento una rivoluzione scientifica di portata pari a quella di 2 secoli prima compiuta da Newton accanto al quale giustamente sara’ sepolto in Westminter.
E dunque l’opera di Desmond e Moore non e’ solo il racconto della vita di Charles Darwin ma anche la descrizione del passaggio di paradigma dal creazionismo di matrice biblica all’evoluzionismo e alla selezione naturale con la susseguente ascesa di una nuova classe di scienziati professionisti che andra’ a soppiantare i vecchi prelati anglicani, naturalisti dilettanti, che fino ad allora avevano il monopolio delle Scienze naturali.
Insomma questa biografia di Darwin si può considerare un’opera capitale per comprendere il cammino della scienza moderna