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Storia controversa dell’inarrestabile fortuna del vino Aglianico nel mondo


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Lo confesso, a me i libri con un titolo lungo mi intrigano, probabilmente per colpa di “Se una notte d’inverno un viaggiatore”. Poi a me l’aglianico piace molto e infine una pretenziosa quarta di copertina poi magnificava questo testo come un capolavoro o giù di li.

Alla fine ho scoperto che e’ pretenzioso anche il titolo visto che non si parla certo della storia dell’aglianico, che e’ solo la scusa che si da’ lo scrittore per tratteggiare le vite e le disavventure di 3/4 personaggi eponimi dell’Italia berlusconiana di inizio millennio.
Insomma nenache fosse “I tre moschettieri”

Il fatto e’ che se la storia e’ carina, la scrittura scorrevole, gli sprazzi di storia patria, dal risorgimento al dopoguerra fino agli anni 70 e 80 danno fiato all’opera, tuttavia i personaggi, per quanto simpatici anch’essi, l’intellettuale fallito, l’imprenditore farabutto e cafone, l’artista in crisi, la manager in crisi per la mancata maternità, non riescono a staccarsi dai loro cliché, se non a tratti.
Il tutto ha l’aria più di un riuscito esercizio di stile che di un chef d’ouvre della letteratura italiana del nuovo millennio.

Comunque, messi i puntini sulle i, non e’ da buttare, anzi.

 

La vita di Galileo Galilei


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La “Vita di Gaileo Galilei” e’ innanzitutto un testo piacevolmente complesso, con una prosa articolata che solo qua e la’ pecca di un lirismo ottocentesco che si vede essere nelle corde dell’autore, Antonio Banfi. E questa tutto sommato la sua unica pecca. Per il resto inquadra magistralmente la vita di Galileo nel suo periodo storico, coglie perfettamente la novità del pensiero scientifico galileiano in contrapposizione allo spirito della Controriforma con cui si scontra. Laddove Galileo vede l’esperienza, e la sua interpretazione, come fondamento del sapere scientifico i suoi oppositori sono in grado di rispondergli solo tramite l’autorità dei libri, siano essi i tomi di Aristotele o i Testi Sacri, comunque solo rivendicando il principio di autorità sia esso filosofico e/o religioso. Tuttavia Galileo non comprende che postulando il diritto del pensiero alla libera speculazione scientifica non suscitava solo l’invidia dei mediocri, ma andava a colpire le fondamenta della Controriforma cattolica. E che nessuna mediazione e’ possibile con chi ritiene che la metafisica, qualunque essa sia, debba avere l’ultima parola sulla fisica.  Qui in fondo sta la tragedia di Galileo, l’essersi immolato senza aver pienamente compreso lo scontro epocale cui aveva dato inizio. E tuttavia la sua intuizione e’ stata cosi’ accecante, la sua organizzazione del metodo scientifico cosi’ chiara che nonostante tutto e’ sopravvissuto alla sua condanna e perfino alla sua tragica abiura.