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Ma con Benitez il meglio deve ancora venire


Il pareggio con l’Udinese ha scatenato una canea montante di insulti e (pre)giudizi negativi su Benitez, dando la stura a tutti coloro che hanno sempre visto nell’allenatore spagnolo una sorta di alieno e/o di estraneo che uniti alle vedove cavanian-lavezziane hanno passato il weekend a dirne di cotte e di crude.

Ovviamente potremmo stare qui ore a discutere dei possibili cambi, della duttilità tattica di Benitez e cosi’ via, e non venire comunque a capo di niente. Tuttavia il calcio non e’ solo opinione, anche se non sempre legittima,  e’ anche fatti, e statistiche, cosa che di solito non piace a tanti, ma anche la realtà di solito non piace a tanti.

Mi sono cosi’ andato a spulciare i dati delle 10 stagioni che Benitez ha giocato come allenatore di massima serie, quelle in cui ha cominciato dall’inizio, quindi escludendo la sua avventura al Chelsea, e non e’ stato esonerato in corso d’opera come all’Inter.

E ho messo in fila le seguente osservazioni

1) l’attuale e’ uno dei migliori inizi di campionato di Benitez, anzi il secondo miglior inizio di campionato. Meglio era partito solo col Liverpool 2008/2009 per chiudere secondo con la bellezza di 86 punti. Negli anni in cui vinse lo scudetto con il Valencia nel 2001/2002 aveva solo 24 punti, nel 2003/2004 solo uno in meno, 31.

2) In media nelle prime 15 giornate Benitez conquista circa il 39% dei punti con cui conclude la stagione e questo indica che le squadre di Benitez hanno in genere un comportamento costante, visto che alla 15sima giornata abbiamo giocato appunto poco meno del 40% di partite. Proiettando i 31 punti attuali questo significa che il Napoli finirebbe poco sopra gli 80, che solitamente e’ una quota scudetto.  Se  poi consideriamo la media punti nei primi 15 turni le squadre di Benitez hanno una media di 1.73 punti a partita, nelle restanti 23 di 1.83.

3) Se dividiamo in quintili i punti conquistati in ogni campionato, cioe’ calcoliamo i punti fatti in ogni quinto di campionato notiamo 2 cose.

Quintilia) Benitez qualche volta parte a razzo e qualche altra volta finisce a razzo. Infatti su 10 campionati 4 volte il quintile in cui ha fatto piu’ punti e’ il primo e 4 volte l’ultimo, a volte con strepitosi rush finali come nel 2005/2006 quando chiude il campionato con 9 vittorie consecutive , o nel 2008/2009 in cui nelle ultime 11 partite vince 10 volte e pareggia 1. Tuttavia mai il secondo quintile, per intendersi le ultime 7 partite da noi giocate, risulta essere il migliore, mai.

b) Viceversa 7 volte su 10 il peggior quintile delle squadre di Benitez risulta essere o il primo o il secondo e mai l’ultimo

c) In termini di media punti il secondo e il quarto quintile sono quelli con la media piu’ bassa. Se pero’ escludiamo la prima annata con l’Extremadura, una neopromossa che lotto’ per la salvezza, e’  il secondo quintile che ha la media più bassa in assoluto, poi la media risale nel terzo e cala nel quarto, per poi finire con oltre 2 punti di media nel quinto

In sostanza Benitez ha iniziato alla grande la stagione ma al contempo e’ molto probabile che il peggior periodo del  Napoli sia già passato  e che il finale della stagione sara’ in crescendo, con una proiezione finale di circa 80 punti.

Basterà a vincere lo scudetto?  No, visto che negli ultimi anni in Serie A sono serviti almeno 82 punti, ma 80 punti bastano e avanzano per arrivare secondi tranquillamente, oltre a essere, qualora li raggiungessimo, il record di punti in Serie A per il Napoli.

Ciao Pocho, ciao


Ciao Pocho,
volevo scriverti qualcosa a riguardo di una cosa che e’ successa domenica scorsa allo stadio. Qualora non te ne fossi accorto, Mazzarri ad esempio pare che no, non se ne fosse accorto, ieri ti hanno fischiato, anche sonoramente. Domenica notte sono andato a ravanare nei forum per capire il perché.

Pare che tu abbia deciso di lasciare il Napoli per andare a Milano o a Parigi, e questo pare non garbi a una parte della curva. La vulgata e’ poiche’ “t’amm fatt omm”, cioe’ ti abbiamo cresciuto e fatto diventare un campione, non ci puoi lasciare, non e’ una cosa da farsi.
Allora io da emigrante ti dico: e’ una cazzata pazzesca.
E’ come se uno debba restare attaccato alle gonnelle della mamma vita natural durante, visto che e’ lei che ci ha messo al mondo, ci ha cresciuti e per cio’ che concerne specificatamente i bambini napoletani, ci ha pure pasciuti.
Caro Pocho, fattelo dire: fai bene. A un certo punto della vita ci si scoccia, si vuole guadagnare di piu’, si vuole crescere, avere nuove prospettive.
Guarda, sinceramente ti capisco. Io che odio la folla, e i centri commerciali mi fanno sentire male capisco la tua sacrosanta voglia di uscire la sera senza essere assaltato da una torma di tamrri che ti vogliono toccare, baciare, fotografare neanche fossi Padre Pio. Certo se mi permetti di darti un consiglio meglio Parigi che Milano. Milano come citta’ fa un po schifo, fattelo dire da uno che ci vive nei dintorni da 10 e passa anni. Assolutamente meglio una casa con vista sugli Champ Elisee che sull’Idroscalo.
E anche la vita notturna mi da’ l’idea che sia un po meglio sotto la tour Eiffel che sotto il Pirellone, un grattacielo che gia’ nel nome ricorda i camionisti piu’ che la high society. Comunque sono gusti tuoi.
Vedi Pocho io comunque a quei fischi ci sono rimasto male. Fattelo dire da uno che un anno e mezzo fa gia’ scriveva che dei tre tenori tu eri il piu’ sacrificabile: quei fischi non mi sono piaciuti.
Per niente.
Ci hai dato tanto, ci hai fatto divertire in questi anni, anche esaltare,e qualche volta anche disperare. Pero’ questa citta’ e’ fatta cosi’. Ha bisogno di un re per poi buttarlo giu’. Non ama i mezzi termini. Del resto Napoli o la ami di un amore impossibile, o la odi. Tertium non datur.
In campo strettamente calcistico e’ gia’ successo con DeLaurentis, poi con Mazzarri e adesso con te. E tutte e tre le volte c’e’ stata una profonda ingiustizia, per quello che tu e gli altri avete dato, anzi state dando al Napoli.
Figurati che nella furia fischiatoria s’e’ perso anche il saluto a Grava, un onesto soldatino che s’e’ fatto dalla C alla Champions, in silenzio, lavorando sodo, e che per un attimo avrebbe meritato le luci della ribalta, lui che un anno fa era Gravatar e adesso uno qualunque. (A proposito grazie Gianluca, non sei stato un campione ma la maglia te la sei sempre sudata e per me va bene cosi’. Grazie, grazie di cuore)
Ora io non so se te ne andrai veramente, se DeLaurentis abbia la forza o la voglia di farti cambiare idea.
Pero’ voglio dirti una cosa. Io credo nel cerchio, nell’eterno ritorno, negli estremi che si toccano.
Arrivasti tra i fischi 5 anni fa, con la gente che gridava “meritiamo di piu’” in faccia a te e Hamsik. E poi esordisti a Pisa. In Coppa Italia. Perdevamo 1 a 0 e tu segnasti l’unica tripletta della tua avventura italiana. Vincemmo 3 a 1.
Ora pare che te ne andrai come sei arrivato, tra i fischi rabbiosi di chi ti vuole solo per te come una madre gelosa e asfissiante. E pare che l’ultima partita con i colori azzurri sara’ la finale di Coppa Italia.
Ecco, per i corsi e i ricorsi storici, ci devi salutare con una tripletta.

E lo devi fare non per quelli che gridano DeLa pappone, Mazzarri buffone e Lavezzi traditore e altre amenità’ ancora peggiori.
Lo devi fare per quelli che vedono il calcio ancora come un gioco, che si esaltano dietro una maglietta azzurra e che magari applaudono al gran gesto tecnico dell’avversario, e sanno riconescere il lui le doti che ci mancano. Tecniche e di carattere.
E lo devi fare per quelli come mio figlio – che per inciso tifa sciaguratamente Milan- che ieri ha giocato la finale di un torneo pulcini, di quelli che si fanno a fine anno, per autofinanziare le societa’ amatoriali, e che ha pure segnato il goal del 2 a 1 e ha riaperto una partita che la sua squadra stava perdendo per 2 a 0 e ci ha donato 10 minuti di palpitazioni, neanche fossi tu a vestire quella maglietta su un campetto di periferia. E io che non so se mi esalto per lui come per te o viceversa, e non so quale delle due sia la cosa piu’ bella.
E, ti dicevo, lo devi fare per quelli come lui, che a fine gara, felice come non mai, consolava i compagni sconfitti, dicendo perché piangi, guarda che siamo arrivati secondi, e’ una cosa bellissima.

Ecco per tutti quelli come me e come lui caro Pocho ci devi salutare con una tripletta, senno’ non vale.